sabato 10 marzo 2012

Il baricentro della nostra vita.

Eccoci giunti alla parete di roccia che dovremo affrontare. Le vie sono diverse, ma i consigli sono gli stessi per tutti, come una sola è la vetta sulla quale ci incontreremo. Da adesso si sale in verticale. Se c’è ancora qualcosa che pesa nel nostro zaino, sarà bene lasciarlo qui. Magari siamo già stanchi e l’idea di uno sforzo ulteriore ci spaventa e ci fa venire voglia di mollare tutto e tornare a valle. Ma la sfida è lanciata e chi è stato sulla vetta annuncia che è un’esperienza indimenticabile. La salita in parete esige un cambiamento della nostra postura: non è più camminare, è arrampicare; non è più andare avanti, è andare su. Per fare questo, dobbiamo stare il più possibile vicini alla parete e fare in modo che il nostro baricentro non si allontani da essa, pena la caduta nel vuoto. È una questione di equilibrio, tutta nuova rispetto al nostro muoverci abituale. Scopriamo oggi che anche l’Ave Maria ha un baricentro nel nome di Gesù, la cui accentuazione fa la differenza tra un Rosario fruttuoso e
una recita vuota.

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